La cucina naturale

Cucinare natualmente vuol dire molte cose.
Primo: la scelta degli ingredienti. Non è e non deve essere casuale.
Posso sfruttare la mia conoscenza in botanica per servire cose inconsuete eppure buonissime, piante spontanee ma sconosciute ai più e, approfittando del fatto che vivo in campagna, passare una mattinata a raccogliere fiori e foglie da servire poi a pranzo. Questo oltre a combattere l'eterna lotta contro il costo sempre più alto delle verdure, permette a chi come me stenta ad arrivare alla fine del mese, di mangiare cose sane e spendere poco.

Inoltre in pochi sanno che gli alimenti possono essere scelti ad hoc per combattere determinati malesseri fisici: le banane sono utilissime contro i crampi, la stanchezza fisica e mentale, il cattivo umore; le carote e i rapanelli sono una mano santa contro le infezioni alle vie respiratorie perché aiutano a prevenire tali infezioni rafforzando la mucosa; l'uva aiuta la digestione; gli agrumi, i pomodori e i kiwi sono ricchi di vitamina C; il melone ( o popone, come di dice in Toscana) è fantastico chi d'estate vuole depurarsi dall'eccesso d'acqua ed avere una bella abbronzatura.

In tanti sono convinti che esistano i cibi afrodisiaci: io penso che non si possa far apparire dal nulla qualcosa che non c'è, quindi se uno è predisposto ad una serata romantica, un buon vino, una bella musica di sottofondo e una buona cena (qualunque siano gli ingredienti) vanno bene a patto che ci sia anche una conversazione brillante e un minimo di interesse da entrambe le parti altrimenti... non c'è ostrica e champagne che tenga! Oltre al fatto che non a tutti piacciono le ostriche o lo champagne, e con i molluschi bisogna sempre fare molta attenzione specialmente se si ha l'intenzione di mangiarli crudi. Non credo che si possa definire una serata riuscita se la si passa al pronto soccorso o nella migliore delle ipotesi in bagno a vomitare! Tutto sommato meglio un bel piatto di pasta.

E allora vai con la fantasia, e ben venga l'animo del jazzista, di chi sa improvvisare e creare melodiose o ritmate variazioni ad un classico. La parola d'ordine è lasciarsi trasportare, come quando ci si innamora, come quando si ascolta Beethoven, come quando si corre in una giornata di vento. Si prende lo spunto, si guarda cosa c'è nel frigo, e si crea. In quanti modi si può fare un purée di verdure? O una velutée? O una frittata? O un sugo?

La base è la stessa, come la trama, l'importante è ricamare: il battuto di cipolla, prezzemolo e aglio, ma con un po' di maggiorana o di timo, qualche cubetto di melanzana, un tocchetto di carota, un filo di vino rosso, l'olio rigorosamente a crudo, la pasta sfoglia da usare come merletto, le salse da dosare con parsimonia come se si trattasse di mettere il rossetto.

Detto così è divertente eppure noi siamo una società in cui prosperano i cibi pronti, surgelati. Ed anche io che li ho disprezzati a lungo, ora li adoro ed ogni giorno rivolgo un saluto affettuoso ed un ringraziamento a colui o colei che ha inventato la pizza surgelata, salvatrice di tante mie cene. Si passa la giornata di corsa, si pensa solo al lavoro, siamo pieni di impegni, si perde un infinità di tempo e di energie a fare cose senza senso, si torna a casa e si cade in un senso di stanchezza talemente profondo da somigliare al vuoto che c'è nell'universo. A quell'ora e con la giornata che si è appena passata cosa vuoi che te ne importi del battuto, della velutée o dello scalogno fresco. Ancora grazie se si riesce a trascinarsi fino al frigo e sbatacchiare una pizza nel fornetto. Col rischio di addormentarsi sulla forchetta.

Eppure ci si deve riuscire. Bisogna riappropriarsi del gusto nel fare le cose. Bisogna riprendersi il tempo per vivere. E per vivere bene. E a volte vivere bene è anche farsi una bella doccia, armeggiare in cucina, gustarsi un buon bicchiere di vino, chiacchierare della giornata appena trascorsa col proprio compagno, farsi due risate, ascoltare una bella musica, guardare un bel film, e mangiare una frittata. Ma con gusto.

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